poesie giovanili - paolo donadoni

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poesie giovanili

ho quattordici anni quando nonna laura (la nonna materna) mi invita a partecipare ad un concorso di poesia e pittura a lavagna ("le caravelle"). invio un testo e un quadro. vinco il primo premio in entrambe le sezioni. non ho mai più partecipato a un concorso di pittura, ma inizio a partecipare a concorsi di poesia (è il periodo in cui esce la rivista "il grillo" di felice ballero, che pubblica i regolamenti di vari premi letterari italiani). ho la promessa dei miei nonni, sia materni che paterni, che ogni volta che vincerò il primo premio loro - a turno - mi accompagneranno a ritirarlo. in quattro anni vinco una quarantina di primi premi in tutta italia (da salerno a potenza, da roma a lucca, da ancona a verona, da la spezia a genova, da milano a torino). i miei nonni mantengono la promessa e mi portano in giro per l'italia. così scopro che nei concorsi di poesie ti premiano con le coppe, come nei tornei di calcio. mia madre le espone in sala e protesta perchè occorre spolverarle continuamente. lei preferisce le targhe, io no.
una volta mia madre mi accompagna in val formazza, e prendiamo una seggiovia a precipizio. con nonna laura ricordo un viaggo a villetta, in toscana, per il primo premio di una poesia intitolata "zero", con una cerimonia di premiazione a base di torta di riso. con i nonni paterni ricordo due viaggi in treno a milano, e due a roma.
nel dicembre 1994 pubblico "petali d'artiglio", edizioni tigullio-bacherontius di s. margherita ligure, con nota di presentazione dell'editore (marco delpino), prefazione di felice ballero, e una piccola antologia della critica contenente interventi di elio filippo acrocca, mario ancona, ninnj di stefano busà, roberto pasanisi e vittorio vettori.

il libro vince il premio poesia edita "città di adelfia" (bari). alcune poesie - prima di essere pubblicate - avevano vinto la sezione poesia inedita dei premi "città di potenza", "mo.poe.ita. calliope" di roma, "minerva" di roma.
inizio l'università, smetto di partecipare a concorsi di poesia, ricomincio a giocare a calcio.

da allora non pubblico più libri di poesie. nel 2003 - tuttavia - vengo inserito in una antologia curata dal prof. cesare cavalleri, "quattro poeti" (donadoni, ielmini, rivali, veronesi), edizioni ares, milano, con una breve silloge (intitolata "in corpo d'inverno") prefata dal prof. luigi surdich. ricordo il giorno in cui ho ricevuto la telefonata di cavalleri che mi presentava il progetto e chiedeva di inviargli qualche mio testo da leggere. mi sono chiesto: si ricorda ancora di me?

ogni voce che mi nasce
è petali d'artiglio confitto nella pietra

nudamore alla vita
il getto che mi genera


[p. 21]

un qualche qualunque giorno
tra di noi
purezza di amici
provati nelle parole e nei gesti
nel tempo che ci ha l'un l'altro
conosciuti al fondo del cuore

un qualche qualunque giorno
indossate le nostre ali di brezza
ce ne andremo alle falde dell'estate
per accamparci a giocare a calcio
s'un calorifero di sabbia

[p. 23]

eppure l'abbacinante nero
mi germoglia di stelle
profondità e certezza

è il tempo che mi sale passo a passo
cui ultima dimora
s'apre la soglia del cuore

voglio viverne
il silenzio e la verità

intensamente però limpido

[p. 54]

quaggiù solo esserci
è già avere bisogno

in ogni pupilla la voce
che dice un sorriso di dentro
e il bisogno di sguardi
di parole profonde

l'ultima presunzione
la più orrenda
è chi basta a se stesso

[p. 59]

la vita s'autunna goccia goccia
e al vecchio albero macero
giunge il tempo
in cui nascere un abito di memorie

stillarne la meraviglia
di quelle ore di primasera
quando del giorno
il dolce tremito di fiamma
a poco a poco si assottiglia

stillarne luce
fino all'ultimo respiro


[p. 17]

si vuole e mi si chiede
ch'io assecondi lo spigolo
delle ore chiuse ad ogni dialogo
ad ogni sguardo di pupille
o affettuoso gesto

sul cammino di ogni via
giace il sasso inevitabile
che il passo inciampa

comunque vivere

una rosa serrata nel pugno
senza gemito


[p. 48]

ci si può dire che siamo altri
che lo saremo

ma c'è un punto che finisce il viaggio
e fa queste le cose

perchè è tutto qui

ed ecco ch'è nulla il nulla
e il fiore fiore

tutto a se stesso riconduce
il silenzio irresolubile
e riduce le cose al loro specchio


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